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al testo di Marco Galvagni
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Né il cuore è più spezzato da una lama in prati brinati di spine, in un bosco vuoto come i bicchieri nell’aurora perle d’acqua sgocciolano melodie d’amore, il braccio si stringe alla tua cintola, due mari nocciola nei tuoi occhi marroni.
Passi con coppe d’argento e ciglia asciutte fata turchina dischiuso fiore, aria che scende come un ruscello a valle, sole splendente un po’ collerica, impronta d’acqua ribelle che scivola in un tappeto d’erba dove sei rosa selvatica.
La luna in strade sbiadite da luci gelate, le solco raccogliendo giornali dai quali fuoriesce la tua fotografia, i cui titoli sono i sottili pensieri di canto della voce lieta, la mattina m’intrufolo tra le lenzuola col soriano, m’alzo, osservo la barba ispida fra le crepe dello specchio poi gli racconto del tuo sorriso.
Germinerà e sortirà all’azzurro ancor più il tempo dell’amore! Si scardinerà il destino, il silenzio della notte fermo ad ascoltare dalla vista di Venere al primo bacio di raggi, avviluppata fra le lenzuola, madida, sussultante in fremiti.
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